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E’ una domanda, lo confesso, a cui mi risulta molto difficile rispondere. Infatti il quesito, nonostante le apparenze contrarie, comporta implicazioni diverse. Comincerò col notare che il termine è abbastanza ambiguo. Se lo si guarda dal punto di vista etimologico, ogni dubbio sembra fugarsi. Esso significa ottimo, o, quantomeno, il migliore tra tutti. Ma è veramente così?

Forse si può concordare con l’etimologia del termine, ma occorre certamente far un esame dettagliato prima di giungere ad una simile concordanza. Nelle società barbariche, il cui carattere dominante è quello militare, aristocratici sono i dominatori: gli Adaligi nelle società germaniche primitive, i Vassalli maggiori, i Valvassori e i Valvassini e i cavalieri nella società feudale. A Roma e in Grecia, e nelle società antiche in genere, sono aristocratici i grossi proprietari terrieri che fondano la loro nobiltà sul potere che detengono. Per onestà storica, dobbiamo dire che questi aristocratici non sempre sono stati i migliori della società, come ritiene Platone, il quale afferma che il governo fondato sull’aristocrazia è quello tra i più auspicabili per il disinteresse privato che assumono i governanti. Scorrendo il tormentato cammino della storia, siamo costretti a contraddire Platone, giacché esso è costellato dei soprusi commessi dagli aristocratici per fondare, consolidare e difendere i loro privilegi, sia come casta, sia come singoli individui.