Gli jerzesi penso che abbiano più meriti che demeriti. Dico questo non per partigianeria verso i miei concittadini, ma perché mi pare doveroso attribuire a ciascuno il suo.

 

Essi sono molto ingegnosi e assai laboriosi. Sono riusciti da sempre ad avere un’economia floridissima, nonostante che le condizioni ambientali non risultino favorevoli. Oltre al vino, che è la produzione principale del paese, gli jerzesi si sono sforzati di produrre quasi tutti i generi di alimenti che l’agricoltura fornisce. Anche gli studi li hanno coltivati con intensità e buon profitto, in tempi in cui erano poco diffusi, Jerzu ha avuto, relativamente ai suoi abitanti, un’altissima percentuale di laureati. Gli jerzesi hanno mostrato grande capacità imprenditoriale, instaurando esercizi commerciali fiorenti in diverse città della Sardegna e del Continente. Per ragioni di sopravvivenza, sono stati emigranti anche in Paesi lontani. Eppure c’è chi degli jerzesi parla male. Li accusano di avarizia, di inospitalità, di poca cortesia e di ipocrisia. Senza volere intraprendere la loro difesa, non mi sembrano accuse del tutto fondate. I difetti che si attribuiscono agli jerzesi sono propri di tanta parte dell’umanità.

Esiste tuttavia molta diffidenza tra loro, specialmente nel campo ideologico politico. Ciò costituisce per loro una grave remora. Essi si dividono, nonostante l’esistenza dei vari partiti nazionali, in conservatori e progressisti. Anzi, usando per essi una definizione più appropriata, potremmo qualificarli come “destri” e “sinistri”. Non mi è mai capitato di assistere ad una larga partecipazione di cittadini di una fazione ad una manifestazione organizzata dall’altra. Questa divisione è nuociuta al paese. Infatti i suoi cittadini che fanno politica, non sono capaci di unirsi tra loro per realizzare i suoi interessi. E così hanno ottenuto sempre poco per il paese. Quando capita di parlare con qualcuno dei partigiani delle due fazioni, questi mali vengono riconosciuti. Ma, chissà perché!, nessuno è disposto ad ovviarvi sul serio. Sotto questo aspetto, gli jerzesi sono provinciali nel senso più ristretto del termine. Pur essendo capaci di ottimi rapporti con gli estranei, non ne sanno condurre accettabili in casa propria. L’augurio è che le nuove generazioni siano diverse dalle passate e dalla presente.

20 Maggio 1980