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L’atteggiamento della borghesia rispecchia, se si vuole, il senso dei valori.

Fornire con precisione una definizione di che cosa siano i valori, non è facile anche se non è impossibile. La realtà in cui l’uomo vive, non è tutta in suo possesso. Egli la controlla solamente in modo parziale. Ciò non toglie tuttavia che la debba studiare continuamente per dominarne i tratti più ampi possibili. L’uomo, in definitiva, non deve assumere un atteggiamento rinunciatario di fronte alla realtà che lo circonda e lo costituisce, ma non deve nemmeno illudersi di riuscire ad averne un totale e perfetto controllo. Egli deve rendersi conto che si trova di fronte alla realtà nella stessa situazione del filosofo di fronte alla ricerca descritto da Platone nel mito di Eros.

Conoscendola soltanto parzialmente, sente l’esigenza di studiarla per conoscerla tutta. Ma, nello stesso tempo, sa di essere limitato per assolvere ad un tale compito. Questa situazione di chiusura e di apertura di limite e di illimitato, di impotenza e di potenza, costringe l’uomo a muoversi in direzioni diverse e talora contrapposte. Nasce da qui il suo vario atteggiarsi nell’approccio con la realtà esterna e nella conduzione della propria vita. Ma nasce anche, sempre da qui, la sua concezione dei valori. A questo punto, però, tutto si complica. Mi sembra di dover dire che, per sbrogliare la matassa, occorre tanta diligenza, ma anche tanta prudenza ed umiltà.

Il vero senso della condizione umana si rivela più che mai in questa circostanza. Ed ecco alcuni tremendi interrogativi. E’ l’uomo che determina i valori, o ne è determinato? I valori sono oggettivi o soggettivi? Esistono indipendentemente dall’uomo o è l’uomo che li pone?