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Il compito dell’insegnante, come facilmente si può constatare, è molto delicato, ed egli lo deve assolvere bene perché grava su di lui una grande responsabilità sociale, morale e politica. Se ciò spesso non avviene, non si deve attribuire la colpa sempre alla classe docente, bensì a contingenze di varia natura, quali: ad esempio, la carenza di strutture su cui operare, la deficienza di aggiornamento professionale dei docenti, ma soprattutto l’insussistenza di un preciso indirizzo culturale, politico e sociale che la scuola deve perseguire. In altre parole, se la scuola è chiamata a formare i cittadini di una società, deve anche trovare davanti a sè una certa chiarezza sul tipo di società a cui deve fornire i cittadini.

In una società carente di identità, la scuola non può che essere farraginosa, incerta e inconcludente. Questa situazione l’hanno ben compresa le società totalitarie, le quali, come la storia ci mostra ad ogni piè sospinto, si sono sempre date un tipo di scuola conforme alla loro struttura.

Se volessimo una conferma di ciò, non abbiamo certamente bisogno di allontanarci dalla nostra storia nazionale, in quanto il fascismo, appena si insediò al potere, tra le prime riforme che fece per suo uso e consumo, fu proprio quella della scuola, ben conscio del valido aiuto che gli avrebbe fornito. Ed una delle cause fondamentali, che dettero vita e nutrimento al terrorismo – i cui scempi sanguinari sono ancora davanti agli occhi di tutti -, è stato indubbiamente il dissesto della nostra scuola. I principali capi del terrorismo infatti non sono usciti né dai campi, né dalle fabbriche, bensì dalle università e dai licei, o dagli istituti della scuola media superiore in genere.

Conscio di quanto fosse gravoso il compito cui andavo incontro, quando nel ormai lontano 1964 cominciai la mia attività di insegnante, sentii immediatamente l’esigenza di avere un criterio pedagogico per orientarmi nell’esercizio della mia ardua professione. Ma come entrarne in possesso? Dove trovarlo? Sentii questo fatto come un problema da risolvere il più presto possibile. Dai pochi studi di pedagogia che avevo fatto all’università per conseguire la laurea, mi sembrava di poter capire che un metodo bello e costituito da adottare nell’insegnamento non esisteva. Semmai ogni educatore, nonostante le teorizzazioni che ne aveva fatto successivamente, aveva dovuto costruirselo da sé.

A molti parrà strano che io avessi potuto constatare già dai pochi studi pedagogici che avevo effettuato fino al 1964, che ogni educatore avesse la necessità, per esercitare con una certa diligenza la propria professione, di costruirsi lui un criterio pedagogico su cui basarsi. Eppure, fin da allora, io mi ero fatta questa convinzione e i successivi studi di pedagogia e gli anni di esperienza professionale hanno finito per rafforzarla sempre di più.